LA PORCELLANA DI CAPODIMONTE

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LA PORCELLANA DI CAPODIMONTE

LAVORAZIONE DELLA PASTA CERAMICA

Materie prime per la pasta ceramica

Materiale a base di silice → Quarzo

Plastificante (con Al e K) → Argilla

Fondente (con Na, Ca, K) → Soda + Tartaro

Proporzioni fra le materie prime

Soda + Tartaro = 10%

Quarzo + Argilla = 90%

FOGGIATURA

Non ci sono elementi archeometrici per confutare le tecniche di foggiatura dedotte dallo studio degli spessori, dei tipi e dell’andamento dei segni, tecniche che sono quelle storicamente in uso nelle manifatture del settecento:

foggiatura a mano per piccole parti, quali foglie, fiori e petali

foggiatura al tornio per impasti con sufficiente lavorabilità

foggiatura al tornio con abbozzo e rifinitura dell’abbozzo essiccato

stampaggio per le piastre ed i bassorilievi

stampaggio a tutto tondo per le statuine, parte posteriore e anteriore separatamente e successivo incollaggio delle due parti.

La scarsa q.tà di argilla presente nell’impasto, e quindi la scarsa plasticità di quest’ultimo, lascerebbe tuttavia ipotizzare un limitato ricorso alla foggiatura al tornio, ameno di non introdurre plastificanti organici, oggi non più individuabili.

COTTURA

La cottura della pasta ceramica produce un cambiamento di fase. Dei composti inizialmente presenti resta solo un parte di quarzo. Una parte del quarzo si trasforma in cristobalite. Parte del quarzo viene fuso, e dalla fusione cristallizza la tridimite. All’aumentare della temperatura di cottura cresce la q.tà di quarzo che si trasforma in cristobalite, e il rapporto Cristobalite/Quarzo (Cr/Qz) può essere preso come un indicatore relativo di temperature di cottura: >Cr/Qz → > Tcottura

Con la temperatura cresce anche la q.tà di fase fusa, che poi diventa vetro. La tridimite cristallizza durante il raffreddamento dalla fase fusa. Pertanto, essa sarà tanto maggiore quanto più alta fu la q.tà di fuso, poi diventata fase vetrosa, e quindi quanto più alta fu la temperatura di cottura. Le anomalie si possono giustificare con una variabilità di condizioni di lavorazione: diversa granulometria del quarzo; diverso gradiente di temperatura in fase di raffreddamento.

Porosità chiusa

L’abbondante porosità chiusa dimostra che una grande q.tà di gas si sviluppa dalla pasta in cottura, facendo pensare alla presenza di materiale organico aggiunto per aumentare la plasticità e quindi migliorare la lavorabilità della pasta stessa.

Smalti

Gli smalti hanno una composizione variabile per quanto riguarda i tenori di piombo, stagno e elementi coloranti → Necessità di approfondire lo studio dei rivestimenti con l’analisi di ulteriori frammenti opportunamente selezionati. In generale gli smalti hanno una composizione simile a quella della maiolica prodotta anche a Napoli a partire dal XV sec. → temperatura di cottura di 900-1000 °C.

Rivestimento

Il rivestimento è applicato su supporto cotto a ≈ 1200 °C; porosità aperta del supporto ≈ 1%, non sufficiente per un’applicazione dello smalto allo stato di barbettina → Applicazione a pennello utilizzando una “pappetta” densa.

Seconda cottura

La cottura dello smalto sembra produrre anche un rammollimento della pasta ceramica con conseguente rielaborazione delle bolle in un insieme di bolle più grandi.

Colore blu

Il colore blu come elemento colorante si ottiene con rame (Cu) oppure con cobalto (Co); l’associazione Co-As-Ni indica una probabile provenienza del minerale di cobalto dall’area tedesca; la carenza di PbO e l’abbondanza di alcali nello smalto 190 potrebbe essere la causa del difetto di “ritiro dello smalto”.

Criteri di selezione

collegabili a tipologie riconoscibili

riferibili a manufatti musealizzati

con difetti particolari o con caratteristiche uniche (colori)

riconducibili a manufatti riprodotti al Buen Retiro

Raggruppamenti

Impasto bianco: con rivestimento trasparente; con rivestimento opaco o colorato; senza rivestimento

Impasto colorato: con rivestimento trasparente; con rivestimento colorato; senza rivestimento

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